La reazione di un amico di fronte ad una nostra sconfitta
  • 18/07/2022

La reazione di un amico di fronte ad una nostra sconfitta

Tutti i praticanti di un'arte marziale sanno bene come ci si sente quando non si riesce a passare un esame o quando si perde una gara.

La reazione che possiamo avere ad un'eventualità simile può essere diversa: c'è chi prova un profondo senso di frustrazione, soprattutto se ci si è impegnati molto per raggiungere un traguardo che, purturtroppo, non si è riusciti ad afferrare; c'è chi, invece, è più introspettivo e prende la sconfitta come un punto di riflessione su cui lavorare.

Quale che sia la nostra risposta, il ruolo degli amici che ci stanno a fianco può essere molto importante per elaborare la sconfitta e vederla come un fallimento oppure come un insegnamento.

Il nostro Marco Rotondo ha riflettuto su questo argomento arrivando ad individuare due possibili comportamenti che un amico potrebbe adottare di fronte a questa situazione. 

Questo discorso, ovviamente, non vale soltanto per il Kendo ma anche per il Jodo e lo Iaido.

Mi hanno bocciato all'esame / Ho perso uno shiai: cosa fa un amico?

di Marco Rotondo 

Soluzione 1
Chiede come l'ho presa, come mi sento. Mi chiede se voglio un parere. Guarda il filmato della gara o dell'esame e mi da un suo parere sincero. Oppure mi da un parere basato sulla pratica comune prima dell'esame o dello shiai. 
Ovvero: Entra in sintonia con me e il mio stato d'animo e lo rispetta. Cerca di vedere i miei punti forti e i miei punti deboli. Mostra fiducia nei miei punti forti indicandomi quelli deboli che vanno modificati. 
Mi da un parere sincero e specifico indicando fatti concreti e riscontrabili come "Nel tuo esame hai fatto... non hai fatto..."

Soluzione 2
Fa un commento generico. Mi chiede subito chi c'era in commissione. Mi chiede quanti ne hanno bocciati. Parte con un pippone anti commissione/anti giapponesi/ anti chiunque. 
Ovvero: Non gliene fotte niente di me e di come mi sento a meno che io non manifesti rabbia che riprende e amplifica. Non ha fiducia in me e nella mia possibilità di superare i miei punti deboli o meglio, nemmeno gli viene in mente che sia una questione in cui io come essere umano sono coinvolto. 
Rimane chiuso nel suo castello di fantasmi e pregiudizi e io divento un mezzo per manifestare la rabbia verso l'universo cinico e baro che non ci regala tutto quello che vogliamo e desideriamo. 
Ma, soprattutto, io divento una statuina del presepe nel suo universo di rabbia, immobile, sorridente e priva di vita. 

Entrambi vogliono essere d'aiuto. Entrambi provano empatia. Uno però ha la fortuna di aver capito che la compassione richiede attenzione all'altro e rispetto. 
Il paradosso è che quello che fa un commento sprezzante contro la commissione o manifesta rabbia sembra più coinvolto di chi sceglie di fare un passo indientro, osservare con attenzione e offrire il suo punto di vista. 

Perdere può essere considerato un fallimento o un'occasione di crescita: sta a noi decidere